lunedì 9 settembre 2013

Veleno

Ho sempre pensato di avere una maledizione, uno strano veleno che uccide la gente che mi sta intorno.
Sono un po' come il sole, se ti avvicini troppo muori o ti fai molto male.
Dovrei venire rinchiusa in una torre, come una principessa delle favole.
Non ho mai voluto essere una principessa, preferisco i draghi.
Vorrei avere l'antidoto, salverei un sacco di sentimenti altrui che ora cadono nel vuoto della mia anima.
Non mi merito parole e pensieri, merito solitudine e silenzio.
Il veleno che ti do agisce lentamente..
..non sprecare più un minuto, gira al largo o sei fottuto.

Lascio parlare i Nerorgasmo per me.
http://www.youtube.com/watch?v=tU0mWnIjZS0

7 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Un fiore reciso da un campo e' la bellezza della morte. H2O

    RispondiElimina
  3. Se scrivete in questo blog significa che ancora siete indecisi, la morte non ha certezze per questo spaventa. Ma credo che il giorno che capirete che davvero non ce un motivo logico per restare ancora qui a fare la marionetta di stocazzo solo perche questo bisogna fare allora non esiterete un secondo a togliervi la vita. Quando l apatia vince addirittura l istinto di autoconservazione (cio che vi rende quasi impossibile ferirvi di proposito) allora il suicidio e inconfutabilmente la scelta piu funzionale. Io sto ancora aspettando quel giorno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Aspettiamo.... (son quello che ha scritto il commento dopo il tuo), ma l'istinto alla conservazione/sopravvivenza vince. Non se ne esce. Vado a dormire, nessuno passa e mi spara un colpo in testa mentre dormo? Sarebbe fantastico.

      Elimina
  4. Sono vittima della mia ipersensibilita. Sono vittima di tare mentali (forse dipendenti dalla prima). ho un lavoro, una compagna, ma faccio sempre UN BILANCIO: sono solo giorni con pensieri negativi, stressanti, rimorsi per cose che dovevo fare e non ho fatto, tante paure, al contrario pochissimi i momenti di serenità. Insomma bilancio negativo, vuol dire che è una vita di inerzia. Non faccio progetti di alcun tipo: il futuro lo rifuggo come idea, dentro di me coltivo l idea di andarmene. Ammiro chi è ottimista, chi ha Iniziativa, chi prova quei brividini di entusiasmo in attesa di eventi piacevoli, io lo ricordo perfettamente, quando ero bambino. Insomma vivo nel grigiore, nella melma mentale, sono stanco ed usurato da stress e tensioni. Il lavoro attualmente mi sta distruggendo, ma per cosa? PRODUCI-CONSUMA-CREPA. No ragazzi, vorrei chiudermi in casa da solo, stare a dormire, giocare coi videogiochi e basta (sindrome di alcuni ragazzi giapponesi). Ecco, dormire, è una cosa che mi riesce, la mattina la sveglia è un trauma, ma è possibile iniziare ogni giorno cosí? Ho passato i 40, sto invecchiando, sto andando avanti per inerzia, senza progetti perché non è mai tutto a posto. Ho badato bene a non fare figli (più progetto, più vederti nel futuro di fare un figlio...). Mi sono rotto, io non voglio piu lavorare, io voglio dormire 13 ore al giorno, vegetare, studiare un modo per vivere con poco, ma so già che non servirebbe, la testa mia è... voglio morire.

    RispondiElimina
  5. La gioia è un diritto, la sofferenza una scelta. La temperanza e l'abuso sono gli elementi che li legano. La dicotomia tra diritto e scelta rimane indistinta a causa del troppo valore che diamo alle cose, denaro e successo in primis, ottundendo il rispetto della singolarità, nell'impegno dell'astrarre la trinità contenuta dentro di noi: istinto, intelletto e anima. Se in armonia tra loro, rendono l'individuo felicemente libero dalla contaminazione delle imitazioni e potenzialmente attratto e realizzato nel migliorare la realtà che lo circonda nella condivisione amorevole della felicità e della libertà. Ci sono sofferenze imposte che gridano il diritto alla gioia, mentre il rendere schiavi gli altri con ogni crimine é conseguenza del non liberare se stessi. Ci sono diritti alla gioia che gridano sofferenza, perché si tende a cercare, fruire e valorizzare l'inutile. I soli giudici di questo tribunale di diritto siamo solo noi stessi, se sapremo compartecipare attivamente, saviamente e senza dogmi alle pretese degli istinti e ai soprusi dell'intelletto nel reciproco rispetto. Nessuno insegna questa via; solo l'esperire il successo e l'insuccesso quotidiano rende l'individuo coriaceo ma al contempo disponibile, capace di comprendersi e comprendere. Quanto all'umanità, essa é disadattata su questo pianeta, per questo impiega il suo tempo nel dominare, rovinare e alienare senza censure i più indifesi e sensibili. Il migliore amico dell'uomo é l'uomo, il peggiore nemico dell'uomo é l'uomo. Nessuno è fondamentalmente malvagio ma tutti profondamente confusi, deliberatamente asserviti e incompresi da una esigua masnada di individui spregiudicati che operano con soperchieria per la subordinazione delle masse sonnambule attraverso il potere del commercio e il propinare continue interpretazioni distorte di superstizioni. Gli esseri umani non hanno competitori naturali se non altri esseri umani, su questo fa leva il primato dei "primi"; ciò che importa é non divenire competitori di se stessi, altrimenti il male diverrebbe doppiamente sentito finendo nell'accidia, un faticoso viaggio nei giorni verso la morte senza volontà. Tutti hanno sempre molto da dare, poco tange in che quantità, ciò che tesaurizza il portamento è l'esempio che produce: VITA. Rispettarla é amare. Ogni vita, nel suo ciclo nascita-morte, è sempre una possibilità affinché le circostanze attuali, in futuro, possano determinare un avvenire migliore e di libera espressione, liberando la mente da quel dio che si chiama: PAURA. DIM.KI.

    RispondiElimina
  6. Forse è solo paura di vivere...

    RispondiElimina