lunedì 11 novembre 2013

Muk.

C'erano una volta un mondo coperto interamente d'acqua e una ragazza metà donna metà polpo. Il suo nome era Muk ed era la più bella tra le creature di quel mondo, i suoi tentacoli erano di un viola intenso come il riflesso del sole al tramonto, i suoi capelli di un verde chiaro quasi irreale, le linee del corpo erano morbide e sinuose come fossero state erose dall' acqua nei secoli, i suoi occhi erano del rosso del fuoco e i suoi denti erano appuntiti come spine.
Muk era sola, ma amava il suo mondo, l'acqua era ciò che la faceva sentire bene e non avrebbe desiderato altra vita se non quella tra i pesci e le creature degli abissi; quando nuotava riusciva a non pensare, la sua mente era sgombra e riusciva a dimenticare di esistere , poteva sentire il rumore di quello che aveva intorno dimenticandosi di sè stessa e della sua solitudine. Nuotava sempre, si fermava a riposare solo quando era allo stremo delle forze, la speranza di trovare qualcuno simile a lei non l'aveva mai avuta, nel momento in cui si era svegliata la prima volta era certa di essere sola. In fondo al cuore non aveva nessuna luce, nessuna ombra, solo acqua e consapevolezza di sè. Amava scoprire le cose, poche settimane prima aveva scoperto un nuovo colore, l'aveva chiamato giallo, era strano. Le faceva male agli occhi, non le piaceva, però era nuovo e in quanto nuovo, affascinante.
Un giorno Muk si svegliò e la sua mente era pervasa da una strana sensazione, non sapeva cosa fosse, non aveva mai provato quella cosa strana. Il suo cuore stava male e la mente non riusciva a ragionare, decise che quella cosa si sarebbe chiamata rabbia e che non avrebbe voluto provarla più. Cominciò a nuotare con tutta l'energia che aveva, nuotava così veloce che non riusciva a sentire più alcun rumore, nuotò per ore, per giorni, forse per settimane, fino a quando le forze la abbandonarono e cadde addormentata.
Si svegliò molte ore dopo, immersa in un buio denso e fitto, quella che aveva deciso si sarebbe chiamata rabbia non c'era più, sparita, forse per sempre. Sentiva un' altra nuova sensazione, questa volta era un calore strano che partiva dal fondo del suo cuore. Una flebile luce la attirava verso il basso. Muk non aveva niente da perdere, niente la tratteneva dal seguire la luce. Nuotò per molto tempo e quando ormai stava per perdere la curiosità, quella piccola luce divenne immensa, tutto era illuminato, il buio era sparito.
Dove si trovava!? Cos'era quel posto!?
D' un tratto si accorse che l'acqua era sparita, intorno a lei una materia impalpabile con un lieve profumo di umido così familiare. Sotto di lei una distesa di quelle che sembravano piccole alghe brillanti, decise che quella si sarebbe chiamata erba. Era eccitata e spaventata, non sapeva dove guardare, cosa toccare; tutto era nuovo e meraviglioso, così diverso dalla sua acqua. Era difficile camminare con i suoi lunghi tentacoli su quella distesa verde brillante, ma l' emozione era troppa per stare ferma, voleva conoscere tutto.
Muk cominciò a muoversi, annusò, assaggiò e toccò tutto quello che poteva, non riusciva a credere che tutto questo, così diverso, era sempre stato così vicino, eppure aveva girato in lungo e in largo il suo mondo per anni e non aveva mai visto nulla di simile. Non riusciva a cessare di stupirsi di tutto, aveva una sete insaziabile di novità.
Passarono i mesi e Muk non smetteva di scoprire cose nuove, ormai quasi tutto aveva un nome e i colori erano diventati tantissimi, non desiderava più smettere di pensare, non desiderava più dimenticarsi di esistere, in quel mondo valeva la pena vivere.
Un giorno la ragazza guardò in basso, c'era qualcosa di strano, ma non riusciva a capire cosa; i suoi bellissimi tentacoli si erano trasformati in due cose strane, mai viste eppure così familiari, gambe. Non se ne accorse, era così naturale averle, era così comodo camminare con quelle estremità. Muk era cambiata senza accorgersene, nel suo cuore ora c'erano terra, luce e buio. Niente le avrebbe ricordato la sua vita passata, l'acqua non era più il suo amore, nel suo cuore non c'era più spazio per l'acqua e la consapevolezza di sè.
Morì pochi anni dopo diventando acqua senza ricordarsi di esserlo sempre stata.