venerdì 19 luglio 2013

Fingere..

Tanta gente pensa che fingere sia una brutta cosa, io lo trovo un regalo enorme.

Fingere non è non mostrare se stessi per quello che si è veramente, ma solo donare il meglio di te all'altro omettendo le parti peggiori.

Puoi fingere per una vita senza che nessuno se ne accorga e se ne dispiaccia. Puoi fingere così tanto da ingannare anche la tua mente e fingere così bene da non renderti conto di fingere. Puoi fingere sentimenti e sensazioni.. e puoi fingerle così perfettamente da sentirle veramente.

Ingannare se stessi è facile, mentire alla propria mente è ancora più facile, il problema è quando ti rendi conto di stare mentendo a tutti da anni. Il problema è sempre la realtà, mai la finzione.

1 commento:

  1. Le risacche dei flutti delle mie fantasie dai toni elegiaci mi affascinano. Sempre le ordinarie rime violente, patetiche, pulsanti, depressive, stordenti, perturbanti e persistenti, severe e tempestose, speranzose e velleitarie che come una coclea girano e rigirano avvitandosi senza mai stancarsi e come spire di serpe soffocano la sua preda. Un monotono traghettare circolare nei peripli del tempo evanescente. Così pure trottolino e' quel volto tedioso che vedo riflesso allo specchio, che ogni tanto, modificandone l'aspetto, appare interessante o trasandato, restaurato o da restaurare, compiacente o inguardabile, pur non mutando la sua essenza corporea, alla stregua di un prato fiorito che spontaneamente si adorna con la sua erba verde sgargiante, ma se tagliato, si dice, appare curato, se invece obliato, un luogo desolato, periglioso, dannato. Se si è come si e', veraci, si viene indotti forzatamente a recidere la sincera amenità per non essere ripudiati. Se si è come non si è, mascherati, si ammira ciò che gli altri encomiano nella comune mendacità. Già, tutto si taglia o si copre per celare ciò che in realtà vi e' al di sotto, quella pura bellezza selvaggia che spunta dalle radici dei pensieri liberi e ribelli, che sebbene si voglia lasciarla tonsa, essa ricresce sempre fiera perché vera. Così sopraggiunge l'invidiosa lama arrotata del mondo vicino alla vena primeva, avida del suo sacrificio d'espiazione, quella della maggioranza, che deferisce unita alla collettiva volontà dei maestri degl'altri, dei latori dei presunti valori, dei perbenisti con le loro mutevoli mode, dei perfetti dominatori segreti. Lama che mozza silenziosa ogni naturalità politropa del singolo, lasciando la crisalide di quei visi modellati dall'apparenza artificiosa vagamente lieti, come un sfarzoso monumento custodente le spoglie consunte e cariate dell'eroe caduto che giace in ciascuno di noi. Eppure siam tutti uguali, ossa ricoperte di carni putridenti lavate nella salmastra palude delle proprie lacrime. Dov'è sei tu vita che premurosa prometti d'esser benefattrice generosa di virtù, esplodendo sinuosa e potente, ma che il tempo concede svelar lentamente nella prece di chi attende? Dove sei tu sorgente nutrice che scorri muta sotterranea, fecondando l'esterno, aprendo varchi all'interno, erodendo e contorcendo l'estro della natura umana insipiente? Dove sei tu libertà che sproni la lotta contro il sopruso del gigante, nel martirio quotidiano ai trastulli dell'inconscio astruso? Torno alla risacca, preferendo stoicamente annegare nel reflusso dei pianti che navigare in una barchetta di carta contesa dall'umanità assassina, addormentandomi esamine per sempre in quel ventre dove nasce ogni cosa. Per sempre. DIM.KI.

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